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Longhi: "Boban ha il Milan nel cuore, Elliott non conosce la storia rossonera. Rangnick non mi convince"

ESCLUSIVA MN - Longhi: "Boban ha il Milan nel cuore, Elliott non conosce la storia rossonera. Rangnick non mi convince"MilanNews.it
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
martedì 10 marzo 2020, 18:00ESCLUSIVE MN
di Pietro Andrigo

La redazione di Milannews.it ha contattato Bruno Longhi, celebre giornalista sportivo, per commentare la difficile emergenza del Corona Virus e la burrascosa situazione in casa Milan. Queste le domande e le risposte:

Stiamo vivendo una situazione di grande emergenza in cui il calcio, giustamente, viene in secondo piano. Che idea si è fatto delle disposizioni emanate? 

“C’è una contraddizione non tanto per le disposizioni italiane ma per quelle emanate dall’Uefa. Se in Italia si decide di non giocare e di sospendere anche le gare a porte chiuse, l’Uefa ti impone di giocare e questo vuol dire che comunque bisogna allenarsi ritrovandosi a contatto in una situazione simile a quella delle gare a porte chiuse. La disposizione avrebbe dovuto riguardare universalmente tutti i campionati esteri anche perché il Corona virus non è un’esclusiva dell’Italia ma un problema europeo e mondiale. Da parte dell’Uefa ci voleva una presa di posizione per bloccare tutto fino al 3 aprile o anche dopo.”

Si parla di una sospensione temporanea ma anche di un annullamento del campionato o una posticipazione dell’europeo. Quale può essere la scelta più logica?

“Si naviga a vista perchè 10 giorni fa avevamo un’idea e magari fra 5 giorni quello che possiamo dire adesso non avrà più senso. Non si può affermare oggi quello che accadrà anche perchè non si ha chiarezza di quando finirà questa emergenza”

Nel deserto di San Siro abbiamo assistito ad una prestazione incolore del Milan. La rivoluzione societaria può aver avuto strascichi sulla squadra?

“Ci sono sempre delle concause che creano disagi o creano entusiasmo. Facendo un esempio, l’arrivo di Ibrahimovic ha fatto sì che nei giocatori ci fosse un quid in più di autostima ed è un qualcosa che prima non c’era ma i giocatori sono sempre gli stessi. Non è che Calhanoglu o Castillejo sono diventati più incisivi con una magia ma ci sono state delle concause che Ibrahimovic ha fatto sì che venissero fuori dal punto di vista psicologico. Probabilmente giocare a porte chiuse con le polemiche che ci sono state ha inciso. Questa situazione surreale calcistica e mentale può aver inciso ma non so in che misura, di certo sicuramente c’è anche il fattore che il Milan non si aspettava di trovarsi di fronte un Genoa che ha cambiato pelle rispetto ad un mese fa.”

E’ sempre difficile dire da che parte sta la ragione in una discussione ma dove pensa possa aver sbagliato Boban e dove Gazidis in questa diatriba?

“Io conosco Boban dal primo giorno che si è presentato a Milanello ed è una persona intelligente e serissima. Se ha lasciato la FIFA per approdare al Milan significa che vuole bene al Milan e che lo ha fatto per portare a termine una missione importante per una società a cui è legato. Sicuramente ci sono state delle discrepanze all’interno della società che lo hanno portato a dire certe cose non credo sia impazzito. Probabilmente si è trovato in una situazione che non gli piaceva dove gli sono state bloccate certe trattative di mercato addirittura definite e si è sentito messo in disparte. Dovendo essere giudice, cercando di essere imparziale e dovendo spendere un soldo, lo spendo per Boban che ha lasciato un incarico importante in FIFA per una società che ha sempre avuto nel cuore. Gazidis, invece, è un manager che si è trovato catapultato da un fondo che probabilmente non sa neanche bene cosa sia il Milan."

Quindi non solo una differenza di vedute ma anche la decisione di entrare nel merito delle scelte sportive?

“Boban è uscito allo scoperto perchè non si è sognato che c’era una trattativa con Rangnick. Questa trattativa è cominciata a Novembre e Gazidis, a quell’epoca, ha scavalcato Boban nelle decisioni sportive perchè in quel momento il Milan non funzionava. Questa bolla è venuta a galla quando il Milan ha cominciato a funzionare con l’arrivo di Ibrahimovic e la quadratura di Pioli e lì la separazione è diventata inevitabile."

Una delle scelte di Gazidis potrebbe essere Rangnick. Che idea si è fatto del manager tedesco?

“Io ho molti amici in Germania tra cui ex calciatori e mi è stato detto molto di quello che è già stato riportato. E’ un uomo particolare, adotta delle punizioni abbastanza strane per chi non si comporta bene ma viene fuori l’idea di un manager bravo a trasformare le piccole squadre in formazioni importanti ma oltre questo livello non va perchè o si dimette per differenza di vedute o per stress. Mi pare che si cerchi, affidandosi a lui, una soluzione in contrasto con le dinamiche e l’esigenze del nostro calcio. Poi ovviamente questa è una mia considerazione che potrebbe essere smentita.”

Dato che si parla di una figura che potrebbe ricoprire l’incarico di allenatore-dirigente, crede che una figura del genere possa funzionare nel calcio italiano?

“Gli inglesi ragionano con una misura diversa rispetto alla nostra. Lì il manager alla Ferguson o alla Wenger non allena la squadra sul campo ma ha il suo ufficio e fa la campagna acquisti. Non so se possa funzionare fatto sta che in Italia c’è bisogno di un allenatore vero e in questo momento il Milan ha un allenatore vero come Pioli. Stefano purtroppo è sempre imbarcato in situazioni di transizione, in barche che ad un certo punto hanno delle falle. Tuttavia è fuori di dubbio che sappia lavorare bene.”

Con l’arrivo di Rangnick e con l’addio di Boban il futuro di Ibrahimovic potrebbe non essere così certo. Il Milan può veramente privarsi di Ibra per ripartire?

“Premesso che ci possa essere qualche ripensamento per l’arrivo di Rangnick, io parto da un presupposto: quando vedi che qualcosa funziona se poi la cambi non è detto che poi funzioni ancora. Ibra ha 38 anni e va per i 39 anni, si può farne a meno a patto che si trovi un profilo che possa garantire lo stesso apporto di Ibrahimovic. Se il Milan torna con la formazione di attaccanti che ha avuto negli anni scorsi chiaramente si fa un passo indietro. Se si fa a meno di Ibrahimovic bisogna trovare un profilo che garantisca le stesse prestazioni.

Ci sarà anche il caso Donnarumma che attenderà il Milan la prossima estate.

“Il Milan o lo blinda e gli fa un altro contratto assecondando le volontà di Raiola oppure chiaramente deve venderlo ma non è così facile. Non è facile cederlo non tanto perchè non ha valore ma perchè se Donnarumma va via sceglie una squadra che gioca la Champions e in questo momento le grandi big non hanno bisogno di un portiere quindi anche questo, per una squadra bisognosa di risorse, potrebbe essere un problema."