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Pettersson (ct Svezia U21): "Zlatan un serial winner, nessuno gli dirà quando smettere"

ESCLUSIVA MN - Pettersson (ct Svezia U21): "Zlatan un serial winner, nessuno gli dirà quando smettere"
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sabato 4 giugno 2022, 16:00ESCLUSIVE MN
di Redazione MilanNews

Per parlare di Zlatan Ibrahimovic e non solo, la redazione di MilanNews.it ha contattato in esclusiva Andreas Pettersson, ct della Svezia U21. Queste tutte le sue dichiarazioni:

Buongiorno Andreas Petterssen, il tuo leggendario connazionale Zlatan Ibrahimovic si è operato al ginocchio sinistro una settimana fa. I tempi di rientri sono lunghi, si parla di 7-8 mesi…lei cosa gli consiglierebbe di fare: smettere o provare a continuare?

“Questa è una decisione che spetta solo a Zlatan. E io sono assolutamente convinto che sia abbastanza forte mentalmente per fare la scelta migliore. Dipende tutto solo da lui.”

Zlatan ha spesso ribadito che il ritiro gli fa paura e che ‘prova a spostare la linea di porta’ finché potrà. Secondo lei un personaggio mediatico come Zlatan, che è sempre stato al centro dei riflettori, farà ancor più fatica degli altri ad appendere gli scarpini al chiodo un giorno?

“È difficile dirlo perché non lo conosco abbastanza bene. Ma Zlatan è una persona molto ambiziosa che si fissa sempre nuovi obiettivi da raggiungere. Sono sicuro che il giorno che smetterà di giocare avrà già un piano in mente per il ‘dopo’. Però alla fine sarà lui stesso a decidere quando dire basta e nessuno lo farà per lui.”

In Svezia cosa dicono di lui dopo aver vinto lo Scudetto a quasi 41 anni con il Milan?

“Che è un giocatore incredibile. E tutti lo amano perché è un grandissimo professionista e viene stimato da tutti per il numero di trofei che ha vinto. Vince, vince, e continua a vincere, soprattutto i campionati. Ma anche per la capacità incredibile che possiede nel trasmettere la sua mentalità vincente al resto della squadra.”

Lei ha detto che oggi tutti lo amano in Svezia. Ma non è sempre stato così. A inizio carriera c’era chi gli rimproverava di essere troppo sbruffone, soprattutto ai tempi del Malmoe e dell’Ajax.

“La gente parla tanto e prima forse era così. Ma oggi tutti i svedesi riconoscono che Zlatan è un campione e un professionista esemplare. Un mito.”

Il fatto che non abbia mai fatto gol in un Mondiale macchia la sua carriera quasi perfetta?

“No, anche se a volte è dura capire come sia possibile (che non abbia mai segnato in un mondiale, ndr). Lui avrebbe certamente voluto che le cose fossero andate diversamente. Ma la sua bacheca di trofei è tanta roba.”

In futuro lo vede meglio in un ruolo dirigenziale, da allenatore, agente alla Mino Raiola oppure pensa che lascerà il mondo del calcio?

“Penso che Zlatan possa anche fare l’allenatore se lo desidera perché ha questa grande capacità di trascinare le persone, di entrare nelle loro teste e di far capire a tutti quello cosa bisogna fare per raggiungere grandi traguardi. Ripeto, Ibrahimovic è un grande professionista e qualunque cosa deciderà di fare lo farà con successo.”

Non ci sono dubbi che Zlatan sia il miglior calciatore svedese di tutti i tempi. Al secondo posto lei chi mette?

“Dico Henke Larsson e Freddie Ljunberg, che erano molto forti. Il gap tra loro e Zlatan? Non posso dirlo…ma anche loro erano giocatori incredibili.”

Paolo Maldini e Frederic Massara vanno spesso a caccia di diamanti grezzi da fare maturare sotto la guida di Stefano Pioli e Ibrahimovic. E del sedicenne svedese Roony Bardghji che fa già parte della sua under 21 si parla un gran bene…

“Roony ha appena 16 anni ma gioca già con l’under 21 perché ha un grande potenziale. Lui rispetto a tanti coetanei ha il vantaggio di sapere già cosa bisogna fare per raggiungere il top. È molto umile e intelligente. Sa che il segreto del successo è il lavoro e la continuità. Ed è consapevole che uno non può sempre giocare fare la differenza, che gli alti e bassi sono normali. Roony farà strada.”

E il portiere Samuel Brolin può ripercorrere le orme dei connazionali illustri Thomas Ravelli, Andreas Isaksson e Robin Olsen?

“Assolutamente sì. Samuel ha grande talento ma nella mia squadra ci sono tanti ottimi portieri. E questo non è sempre stato il caso in passato. L’importante per Samuel attualmente è giocare, giocare e giocare per crescere. E lui lo fa nella massima serie svedese, l’Allsvenskan. Ha tutte le qualità fisiche e tecniche per esplodere e raggiungere il livello di questi tre.”

L’ex rossonero Jean-Pierre Papin dice sempre che la fortuna nel calcio è indispensabile, soprattutto a quell’età se vuoi sfondare. Secondo lei talento, lavoro e sacrificio portano automaticamente al successo?

“No, è vero che ci vuole anche un po' di fortuna per sfondare. Poi bisogna scegliere la squadra e l’allenatore giusto per crescere. E non bisogna sottovalutare l’umiltà e sapere che non sempre le cose andranno come uno vuole. Gli ups and downs sono normali ma col lavoro tutto si può superare. I momenti difficili li ha ogni giocatore durante la sua carriera ma con grande impegno e con il tempo si possono raccogliere bei frutti. Però per andare lontano bisogna essere grandi professionisti, prendersi cura di se stessi e avere la testa giusta. E la fortuna poi fa il resto. Ai ragazzini dico: siate ambiziosi e ispiratevi a Zlatan. Avere un ego è importante, basta che non sia smisurato. Mantenete i piedi sempre per terra. “

Lei a chi si ispira invece?

“Direi Guardiola. Ma anche Sarri e Tuchel. A me piace verticalizzare, avere il controllo del gioco recuperare il pallone subito dopo averla perso grazie al Gegenpressing. Ma i giocatori sono più importanti dell’allenatore…”

di Alessandro Schiavone.